A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro
Nello scorso articolo abbiamo analizzato la situazione in cui si vennero a
creare la necessità e l'opportunità di costruire una nuova chiesa in viale
Lazio, e siamo giunti fino alla posa della prima pietra ad opera del Cardinale
Schuster.
Lo stesso Arcivescovo emanò il decreto di erezione della nuova parrocchia
il giorno 14 aprile 1937; la dedicazione era ai Santi Silvestro e Martino.
A proposito dei due santi patroni, è interessante notare che essi furono
i primi santi non martiri ad avere la propria immagine rappresentata nelle
chiese, e che già nel quarto secolo godevano fama di santità. San Silvestro
fu il Papa che raccolse la conversione dell'imperatore Costantino
e gli amministrò il battesimo, dopo essere stato da lui perseguitato; San
Martino di Tours, invece, fu prima soldato e poi vescovo, ed è famoso per
il gesto di generosità del mantello verso il povero.
Tornando all'edificio sacro, nell'anno 1938 dunque iniziarono i lavori di
costruzione, mentre il servizio religioso festivo veniva celebrato in una
sala della casa parrocchiale ed in seguito, con la bella stagione, nella
platea della nuova costruzione, all'aperto.
Nel 1939 però, al sopraggiungere della guerra, la costruzione, ormai
giunta alle navate, si bloccò, ed il tronco di chiesa venne chiuso al rustico;
ciononostante, nella primavera del 1940 essa fu aperta al culto dal Cardinale
Schuster.
Ma nella notte del 16 agosto 1943, durante il noto bombardamento, anche
la chiesa venne colpita da bombe dirompenti e spezzoni incendiari, tanto che
l'edificio si ritrovò scoperchiato del tetto e squarciato nelle pareti, nelle
porte e nelle finestre; l'incendio sviluppatosi, poi, distrusse tutte le
suppellettili. Con questo la chiesa non fu più praticabile e venne chiusa, ed
il servizio religioso tornò ad essere celebrato nella sala parrocchiale.
Nell'anno 1945 il sacerdote Filippo Bruschi sostituì nelle funzioni di
parroco don Alfredo Malandra, e subito si diede da fare per la ricostruzione
con il recupero delle macerie, tanto che a Pasqua del 1946 l'edificio fu
riaperto al culto.
Fu allora che, d'intesa con l'architetto Cavallè, che era anche direttore
dei lavori, venne dato l'incarico della ricostruzione agli architetti Ottavio
Cabiati di Seregno e Luigi Brambilla di Milano. L'architettura ed il disegno
dell'edificio vennero ristudiati ex-novo ed anche l'interno venne strutturato
in maniera differente dal disegno originale; nel frattempo vennero acquistati
i terreni dove far sorgere l'oratorio parrocchiale.
Nell'anno 1968 finalmente si diede mano al compimento della chiesa con la
costruzione del transetto dell'abside e del presbiterio. Il giorno 10
novembre 1972 l'arcivescovo di Milano Giovanni Colombo procedette alla
consacrazione della chiesa. Nel sepolcreto dell'altare ripose le reliquie
dei Santi Martiri Fedele e Nabore e di San Martino vescovo di Tours.
Passando allora all'esame della parte artistica della chiesa, osserviamo
che l'interno è a tre navate, con un alto colonnato che conduce ad una volta
con soffitto a cassettoni, realizzato nel 1952. Sullo sfondo, l'agile tiburio
ottagonale e l'abside, opere dell'architetto Brambilla risalenti al 1971,
chiudono maestosamente l'edificio circondando l'altare maggiore.
Sul lato sinistro della chiesa si può notare l'altare della Madonna, opera
del 1950 eseguita dall'architetto Cabiati, mentre sulla controfacciata,
risalente al 1953 come il rivestimento delle colonne in marmo di Lasa, si
trova il battistero.
In questo piccolo spazio situato sulla sinistra dell'entrata si trovano
alcune opere d'arte, quali ad esempio i pannelli realizzati
dal pittore milanese Primo Lavagnini, autore anche del bellissimo crocifisso a
tempera su legno che si trova nella chiesa intitolata alla Beata Vergine
Immacolata e Sant'Antonio in viale Corsica nonchè delle vetrate nel salone
ristorante di prima classe della Stazione Centrale; come pure notevole è il
"Battista" in bronzo ad opera dello scultore milanese Luigi Panzeri, molto
attivo nella prima metà del ventesimo secolo, ed autore anche del monumento a
Eugenio Villoresi che si trova in piazzale Leonardo da Vinci.
Per il resto si possono citare numerose opere di pittura contemporanea: il
quadro raffigurante "Santa Rita e il Sacro Cuore", opera di Giuseppe Valerio
Egger, autore anche della Pala sull'altare del Santuario di Santa Rita da
Cascia alla Barona; l'Annunciazione di Francesco de Rocchi, opera del pittore
saronnese nato nel 1902 e defunto nel 1978, studente all'Accademia di Brera,
che vinse il primo premio d'Arte Sacra all'Angelicum di Milano nel 1943; la
"Sacra Famiglia" del citato Lavagnini.
Vanno infine notati gli angeli che reggono il tabernacolo (marmi di
Carrara opera di Mario Rudelli, del quale nel nostro Duomo è ospitata una
scultura raffigurante Tommaso Moro) e le statue lignee dei Santi Silvestro e
Martino, come pure lignee sono la "Via crucis" eseguita dagli Artigianelli
di Monza e la "Madonna" realizzata dai Manzoni di Bergamo su disegno di
Salvatore Saponaro, autore tra l'altro del bassorilievo nell'androne del
portale di ingresso agli uffici della Provincia, in via Vivaio.